Semi di legalità – Dodici stelle contro le mafie

La copertina del libro dal titolo Semi di legalità

Il fenomeno deplorevole e secolare delle mafie non si contrasta solo con le indagini e con il carcere, servono anche cultura, opportunità e spazi di protagonismo sociale per sconfiggere la criminalità organizzata. Se la ‘ndrangheta è foriera di morte, sopraffazioni e silenzio, l’antidoto al crimine organizzato porta invece alla parola, alla bellezza, alla luce e alle stelle.
Emanano bagliore e somigliano agli astri le dodici biografie individuate dal prof. Enzo Bubbo nella sua prima pubblicazione Semi di legalità. Raccontare la differenza tra desideri e disastri, esortando le nuove generazioni a non lasciarsi irretire dalle mafie, con questo saggio Enzo Bubbo mette insieme storie che ispirano, indignano e commuovono. La conclusione è una sola: la lotta alla criminalità organizzata non può essere delegata solo alle forze dell’ordine, non riguarda soltanto coloro che sono chiamati a combatterla, ma coinvolge la società nel suo complesso. Il problema non è solo la ‘ndrangheta, ma anche la cultura mafiosa che spinge la gente onesta ad avere rapporti con la criminalità organizzata. Sono dodici le stelle contro le mafie di Semi di legalità, dodici come il numero della perfezione: il Procuratore nazionale antimafia Emilio Ledonne; il superpoliziotto Renato Cortese; i giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone; i magistrati antimafia Nicola Gratteri e Annamaria Frustaci; il piccolo Dodò Gabriele; il presidente del Tribunale per i minorenni di Catania Roberto Di Bella; i ragazzi di Locri; il fondatore di Progetto Sud don Giacomo Panizza; il giornalista Peppino Impastato e il prete di strada don Luigi Ciotti.

Enzo Bubbo insegna Lettere presso l’Istituto comprensivo Corrado Alvaro di Petronà, in provincia di Catanzaro. Già giornalista pubblicista, coltiva con assiduità la passione per la scrittura fin dal 1999. Ha scritto per Il Domani e Calabria Ora, adesso collabora con Catanzaroinforma e con Il Reventino. Ha pubblicato non meno di ottomila articoli. Il 17 agosto 2023 è stato insignito del premio Ulivo d’oro per l’incessante narrazione del territorio e per la promozione della cultura.

5 aprile 2024 – Vincenzo – Mesoraca (KR)
Vibrante, ispirato, ascetico, quasi, nella ricerca della catarsi, nella speranza in una società pacifica e giusta. I tuoi semi attecchiranno. Li ritroverai nel cuore e nelle azioni dei tuoi ragazzi diventati persone migliori. I tuoi semi cresceranno. Li hai riparati dalla tempesta dell’ingiustizia. Li hai protetti dal vento della paura. Li hai irrorati col sudore dell’impegno e forse anche con qualche lacrima. I tuoi semi fioriranno, Enzo. Tanti complimenti ancora e… Buona Fortuna amico mio!

9 marzo 2024 – Sonia – Crotone
È un libro che scorre tutto d’un fiato, pensavo di leggere giusto qualche pagina per poi aspettare il libro fisico, ma sono quasi alla fine, difficile smettere. Complimenti, davvero molto bello, piacevole, scorrevole anche se con temi importanti, racconti il tutto con una semplicità unica. È molto importante il messaggio che stai diffondendo nella scuola, sono il nostro futuro.

19 febbraio – Rita – Petronà (CZ)
Un libro prezioso e insostituibile, se si vuole parlare di legalità a scuola e se veramente si sente il bisogno di aiutare i ragazzi a tracciare un percorso di libertà, di condivisione e di superamento di logiche affaristiche. Grazie Enzo per le magistrali riflessioni che curano l’anima.

25 gennaio 2024 – Emilio Grimaldi, giornalista a scrittore
Semi di legalità di Enzo Bubbo, pubblicato da Officine editoriali da Cleto, è un testo che sviluppa la legalità come competenza sulla scia dell’ormai universalmente condiviso e consolidato concetto di Lifelong Learning, cioè dell’apprendimento continuo, che inizia a scuola e dura tutta la vita. La legalità vista non come contenuto di conoscenza, ma come processo cognitivo in una società in continuo divenire. La stessa stesura, che si snoda in dodici storie, in sei rapporti normativi e statistici, in dodici campi sociali, in un acrostico e infine in un alfabeto, risente del “processo”, delle emozioni, di ciò che l’oggetto trasmette. Una sorta di Brainstorming (assalto mentale) alla portata di tutti.
Bubbo si alza dalla cattedra e si siede insieme ai suoi ragazzi. E racconta loro delle storie. Edificanti. Che fanno leva su alcune competenze di base di cui si sono resi protagonisti alcuni pilastri della legalità. Come la preparazione d Emilio Ledonne, il coraggio di Peppino Impastato, la competenza di Giovanni Falcone, la coerenza di Paolo Borsellino, la passione di Nicola Gratteri, il talento di don Luigi Ciotti, l’etica di don Giacomo Panizza, l’esempio dei ragazzi di Locri, la resilienza di Dodò Gabriele, la responsabilità di Annamaria Frustaci e il riscatto di Roberto di Bella. Competenze che invita a conoscere non per emularle alla stessa maniera. Ma per farle proprie. Nel corso della propria vita. È da qui che si attiva il processo di cambiamento motivato dalla volontà di operare verso il bene comune. E osteggiando chi invece si orienta a distruggerlo.
A questo punto entrano in gioco i dati, le notizie, che rappresentano lo stato dell’arte dell’illegalità. Quei riferimenti che necessitano di un problem solving, non più procrastinabile. Li danno Il legislatore, I numeri e i volti della ‘ndrangheta, La dispersione scolastica, Il rapporto Antigone sulle carceri, Il contributo delle forze dell’ordine e La pedagogia antimafia.
La “lezione”, come un cooperative learning di recente acquisizione, una volta consolidati i pilastri, espone allora i piani di sviluppo entro cui può e deve muoversi la legalità. E vanno dalla storia alla letteratura, dal cartone animato alla musica, dallo sport al cinema. Fino alla Costituzione, “Il primo testo antimafia per Eccellenza”, secondo il fondatore di Libera.
L’acrostico e l’alfabeto, infine, realmente redatti dai ragazzi della scuola secondaria di primo grado di Petronà, concedono al lettore una pausa. Di respirare dopo l’assalto finale. E immediatamente prima di mostrare nella propria vita quanto appreso. Perché “solo che tende verso l’alto può evitare il baratro dei valori”. Così suona la nota di chiusura.

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