18 aprile 2020
Flashback e immagini di trent’anni di lavoro e di passione politica, leggendo Riccardo.
Il coming out, per esempio, ai tempi andati era un passaggio assai gravoso, come egli stesso racconta e tuttavia per tutti è sempre stato evidente che nonostante il sacrificio e l’insonnia, dichiararsi significava e significa ancora oggi vincere un po’ alla volta la paura, l’incerto, sino a non sentirsi più addosso alcuno stigma sociale.
Parlava Martino della sua adolescenza, quando si era accorto ansiosamente di “guardare” in spiaggia i ragazzi e non le ragazze, il lento materializzarsi di un dubbio allora sentito come colpevole, una prospettiva di vita che avrebbe potuto essere non facile, un segreto pesante, rigidamente chiuso a genitori e amici, salvo alla cara Elisa, c’è sempre una Elisa cara, una confidente, magari in silenzio un po’ innamorata…- “Carmen mi ha sollevato come un angelo, donandomi speranza e vita”- scrive Riccardo. Ma come trovare il modo, le parole per dirlo…allora Martino si era presentato a un appuntamento con un dizionario di italiano e aveva faticosamente raggiunto tra le mille la “parola” senza pronunciarla.
Come racconta Riccardo, molti ragazzi crescevano dentro un doloroso smarrimento: l’impossibilità di identificarsi con l’immagine corrente del gay, massacrata dai media, condannata dal perbenismo e dalle onnipresenti e onnipotenti gerarchie vaticane o troppo spesso coincidente con l’eccentrico da barzelletta di paese, come il professore gay in pensione che “si truccava vistosamente”, “la splendida”, l’Armandino, pronto a infischiarsene, almeno all’apparenza, se la gente rideva.
Da qui le lacrime, la solitudine la rabbia, sino a pensare a farla finita…Riccardo ha raccontato una storia di tanti, ancora oggi terribilmente attuale: il sesso cercato nelle aree di servizio delle autostrade o vicino alle stazioni della ferrovia, i rapporti forzati, senza convinzione, con le ragazze, il desiderio di lasciarsi andare ad essere “maledetti” e per contro la nostalgia di una vita tranquilla, banalmente borghese, il sospiro di sollievo perché mamma aveva capito.
E poi arriva Marco, e lo conosco Marco, travolgente e positivo, l’uomo sempre in movimento e di grandi ambizioni, qualcuno con cui condividere una vita di speranza e azione, sempre nuova, uno che sa mettere nell’amore mille cose, anche l’esigenza di insegnare la voglia di leggere e di studiare per battersi meglio per le proprie idee.
Nel corso del libro Riccardo descrive la complessità giuridica, sociale, mediatica della condizione gay nei fatti nazionali e internazionali, racconta di attivismo e ricorda qualcuno che ci ha lasciato in modo violento, come David Kato Kisule, brutalmente assassinato nel suo Paese, l’Uganda.
Sacrificando a tratti la concentrazione verso la propria storia, Riccardo ha evidentemente inteso fornire un testo completo, utile all’attivismo e ciò rende ancor più amiche le sue battaglie e le sue vittorie, il desiderio di costruire e di partecipare, raccontando di sé, ma non dimenticando il suo attivismo nel voler fornire anche dati, elementi e informazioni utili.
Maria Gigliola Toniollo
Synergìa – Initiatives for Human Rights
Direttivo Associazione Radicale Certi Diritti
7 febbraio 2020
“Vi dichiaro uniti”, scritto da Riccardo Cristiano ed edito sul finire dello scorso anno da Officine Editoriali di Cleto. Doppio esordio: per l’autore e per la nuova casa editrice meridionale, fondata dal compagno di Riccardo. Nel libro, presentato da Marco Cappato e scritto in maniera piana e agile, Riccardo racconta i momenti salienti della ricerca di se stesso, da giovanissimo gay calabrese ad attivista per la difesa dei diritti civili di tutta la comunità LGBTQI*. Pur non conoscendolo di persona, dopo aver letto il suo diario lo stimo per tutto quello che ha fatto nella nostra regione e lo ringrazio per aver segnalato casi di omofobia anche in ambiti come quello universitario dove essi dovrebbero essere inammissibili. Lettura consigliata a tutti. Au revoir.
Enrico De Luca, docente dell’Unical presso il Dipartimento di Studi umanistici, si interessa di filologia e metrica sia in ambito letterario che musicale; Direttore della collana I Classici Ritrovati (Caravaggio Editore).
6 febbraio 2020
Leggere il libro di Riccardo è stato piacevole. La prima parte, la più intima, racconta l’isolamento iniziale, l’insicurezza, la ricerca; situazione comune a molte persone che, scoprendosi gay, anche soltanto pochi anni fa, dovevano affrontare un persorso difficile sia per reperire qualsiasi informazione corretta, sia per giungere all’accettazione di questa condizione personale. Nel libro emerge, in alcune finestrelle, l’ambiente in cui Riccardo è cresciuto, quello che era il sentire comune, gli stereotipi, le discriminazioni. Piccole finestrelle che ci fanno intravvedere alcuni personaggi che ha incontrato e che hanno affrontato in modi diversi l’essere gay ai tempi (o anche oggi) e provocano nel lettore che sappia immedesimarsi, dispiacere o indignazione anche se il suo racconto mantiene sempre dei toni leggeri, mai drammatici. Quando invece Riccardo inizia il suo impegno sociale, ecco la metamorfosi, le iniziative che segue diventano una parte della sua vita, riesce a “dare corpo” alle sue idee e lo trasformano tanto da renderlo la bella persona che negli anni è diventato.
Una crescita individuale, ma inserita in un contesto più ampio di condivisione di battaglie politiche di cui beneficeranno tutti/e con gli strumenti a lui congeniali. E’ il “nuovo” Riccardo sicuro, più forte, che si ama e instancabilmente si confronta con le persone e agisce per produrre cambiamenti. In questo passaggio il privato diventa pubblico come noi “vecchi” radicali siamo abituati a fare. La storia di Riccardo è quella di una persona non solo fortunata, ma di una persona che ha preso in mano e creato la sua vita; purtroppo molte persone omosessuali ancora non hanno la sua forza e “sopravvivono” soltanto. In questo libro ho trovato Riccardo, la persona che conosco, che mi ha fatto ripercorrere dei momenti che ho avuto la fortuna di condividere con lui e Marco. Questo libro narra anche la normalità della sua storia d’amore con Marco che noi, suoi Amici, abbiamo avuto e abbiamo la gioia di condividere.
Gabriella Friso fa parte del Direttivo dell’Associazione Radicale Certi Diritti dal 2009. Segue la campagna Affermazione civile e le coppie/persone che si rivolgono all’associazione per motivi di discriminazione, promuovendo cause pilota per ottenere i diritti negati alle coppie dello stesso sesso. È la coordinatrice del gruppo Affermazione civile, formato dalle coppie seguite dall’Associazione. Dal 2009 fa parte del gruppo IO (Immigrazione e Omosessualità) di Milano che si occupa di richiedenti asilo per motivi di orientamento/identità sessuale.
Il suo impegno nel sostegno dei richiedenti asilo, in particolare quelli più vulnerabili ( richiedenti LGBTI, vittime di tratta…) l’ha portata a promuovere con Il Grande Colibrì, Renzo e Lucio e Les Cultures, un gruppo di sostegno per i richiedenti asilo, e a collaborare con altre associazioni nella lotta alla tratta (Lotta all’Emarginazione e Bassa soglia Fondazione Somaschi). È la responsabile dell’Ufficio Diritti dell’Associazione Les Cultures di Lecco dal 2002. Fa parte di ASGI (Associazione studi giuridici sull’Immigrazione) e in particolare dei gruppi Discriminazione e Asilo. Nel 2012 è stata coautrice del libro: Certi diritti che le coppie conviventi non sanno di avere, pubblicato da Stampa Alternativa. Nello stesso anno ha curato il capitolo I tuoi diritti del libro Genitori senza frontiere – Guida per genitori migranti nell’ambito del progetto CHILDREN’S RIGHTS IN ACTION Improving children’s rights in migration across Europe. The Romanian case.
28 gennaio 2020
Nel libro fantasociale Cheronea (ed. Lastarìa 2018) ci troviamo in un mondo evoluto tecnologicamente e libero da ignoranza e pregiudizi, nel quale l’omosessualità non è soltanto “accettata”, poiché il problema della sua “normalità” non si pone nemmeno: La nostra cultura – rispose – sa che la bellezza del cosmo è nella varietà. Cosa sarebbe un arcobaleno con soli due colori? La natura, nella sua saggezza, ha rotto la monotonia dell’essere in forme differenziate e spesso complementari. Solo nell’insieme, capace di rappresentare e di vedere la realtà da angoli di visuale diversi, si può raggiungere la perfezione. Se si potessero avere più figli, credo che ogni famiglia ne vorrebbe, per essere completa, anche uno gay. –
Come può raggiungersi questo obiettivo? Come arrivare a Cheronea partendo dal mondo in cui viviamo? Nel volume “Vi dichiaro uniti”, Riccardo Cristiano compie un pezzo di strada, da unire a tanti altri, che partono da direzioni diverse, si incrociano e si sovrappongono, tendendo verso un obiettivo comune.
Riccardo non crea, non disegna metafore: racconta, si racconta.
Per molti aspetti, il suo può essere definito un diario, il diario di una persona che, come tutti, è passato attraverso la vita, conoscendone la bellezza e le brutture, con l’aggravante di non trovarsi in sintonia con la maggioranza ed essere pertanto esposto agli strali che essa riserva a qualsiasi diversità e che, quando la diversità tocca aspetti e comportamenti sessuali, divengono più accaniti e feroci.
Il libro di Riccardo è un percorso, che parte da sofferenze e nascondimenti ed approda alla coscienza politica dei diritti, alla consapevolezza che non sarebbe giusto, oltre che fonte di infelicità, rinunciare ad essere sé stessi, accettando la violenza altrui.
Attraverso le pagine del libro emerge la personalità ricca e piena di vita dell’Autore, capace di apprezzare il profumo dei campi, il fascino di un rullino fotografico in attesa di essere sviluppato, la bellezza dell’amicizia e della socialità, il valore della famiglia, intesa come luogo in cui vi sia chi ci fa sentire a casa. Capace, soprattutto, di non ridurre o degradare a mera fisicità l’amore, ma di sognarlo con la A maiuscola e di volerlo costruire attraverso un sentimento unico e definitivo.
Mentre le pagine scorrono, si compie, soprattutto grazie all’interazione con altri, che fanno comprendere a Riccardo di non essere solo, il percorso della sua maturazione come persona e come soggetto politico, ricevendo in premio l’amore che aveva sempre cercato.
L’Autore usa le armi della ragione contro chi è ancora mille miglia lontano da Cheronea, controreplica alla religione, smaschera i pregiudizi. Sotto questo profilo “Vi dichiaro uniti” è un libro impegnativo, che entra dentro i problemi e non merita di essere letto con superficialità.
In particolare, Riccardo svolge i suoi argomenti nei confronti della religione, tradizionale nemica del movimento in cui egli si identifica, ma non trascura di rivolgere critiche al Legislatore, il quale, anche quando riconosce un diritto, assume l’aria di chi stia facendo una concessione.
La sensibilità e la capacità di sognare di Riccardo sono le stesse della frase di Paulo Coelho che egli cita: “Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime, prima ancora che i corpi si vedano”.
La perfetta sintonia con il suo compagno emerge, oltre che dalle parole dell’Autore, dalla “nota dell’editore”, contenute nelle ultime pagine, ove si dice che entrambi, convivendo sotto lo stesso tetto, hanno potuto aprire insieme i rispettivi cassetti dei sogni.
Per tutto ciò che si è detto, è giusto concludere con la frase di pagina 155, definendo il libro “un contributo per rendere questo mondo un posto migliore, in cui tutte le persone possano godere della libertà”.
Bruno de Filippis è magistrato della Corte di Cassazione dal 1978 e attualmente Presidente della Corte d’appello di Salerno. In qualità di esperto di diritto di famiglia, ha diretto le attività di commissioni di studio per la sua riforma e ha partecipato alla stesura di diverse leggi, in particolare, della n. 45/2006 sull’affido condiviso nella separazione e nel divorzio. Ha inoltre elaborato progetti di riforma per il riconoscimento dei diritti delle coppie non matrimoniali e delle coppie composte da persone dello stesso sesso, dei minorenni adottati nelle forme dell’adozione in casi particolari, dei nati da madri che non intendono essere nominate e delle persone che ricorrono alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Direttore e curatore di collane prestigiose (CEDAM), è autore di molteplici pubblicazioni in ambito giuridico. Per Lastarìa Edizioni ha pubblicato Cheronea, il suo romanzo d’esordio. Anchorage è il suo seguito.
26 gennaio 2020
E’ uscito da qualche settimana “Vi dichiaro uniti”, diario di Riccardo Cristiano, edizioni “Officine editoriali da Cleto” e leggendolo ho avuto qualche esitazione nel recensirlo. Riccardo è un amico, proprio quell’amico che tutti vorrebbero avere: sempre allegro, accogliente, pronto ad aiutarti, con le sue idee e la grande capacità di ascoltare e capire le ragioni altrui. E alcuni degli episodi che racconta li ho vissuti. La tentazione, quindi, di raccontare la mia interpretazione dei fatti e di alcune persone citate era sempre in agguato, ed era la cosa che non volevo fare: parlare di me (o di noi) invece che di lui e del suo libro.
Ma mentre lo leggevo mi son venuti in mente un blog, scoperto qualche tempo fa, e un libro di Hillman, letto molti anni fa. Il blog è quello di Johannes Buckler, pseudonimo che raccoglie decine di migliaia di “mi piace” su twitter, autore di un blog e recentemente di un libro, programmaticamente intitolato “Non esistono piccole storie”. Il blog fa quello che anche altri hanno realizzato in questi anni, ovvero raccoglie storie, fuori dall’enfasi della notorietà o della straordinarietà, sia dei fatti raccontati che dei loro autori. Quello che conta è soprattutto il contenuto delle storie raccolte.
Il libro di Hillman è stranoto, parlo di “Le storie che curano” che riprendendo una tesi cara a Freud e poi ripresa da Jung, descrive bene il valore (per chi scrive e per chi legge) dei racconti.
Ebbene il libro ha l’autenticità del racconto di storie davvero vissute (quelle personali e quelle collettive) ed il potere di curare chi le ha scritte (è stato così per te Riccardo?) e chi le legge. Curare, ovvero prendersi cura, la cui radice riporta al verbo “osservare”. Un Diario per osservare nella vita altrui quei movimenti del cuore che hanno mosso anche noi.
Enzo Cucco, militante del Fuori dal 1976 ha ricoperto in quella Associazione molti incarichi tra cui direttore della rivista. Ha partecipato alla nascita della Fondazione Fuori! nel 1980, di Informagay nel 1987, del Gruppo Solidarietà Aids nel 1989, del Forum Aids Italia nel 1990. E’ stato tra i fondatori dell’associazione Lambda (assistenza alle persone di terza età lgbti) nel 2005 e nello stesso anno del Comitato Torino Pride 2006, essendone il coordinatore fino al 2007. Tra i fondatori del Coordinamento Torino Pride lgbti. Tra i fondatori dell’Associazione radicale certi diritti nel 2008, radicale (a volte iscritto a volte no) da sempre.
27 novembre 2019
Ho avuto modo di leggere (penso di essere stato uno dei primi), il libro scritto dal mio amico e attivista per i diritti civili Riccardo Cristiano e devo ammettere che trovo quest’opera davvero interessante secondo molti punti di vista. La lettura del testo è fluida, organizzato in capitoli che ricordano quelli di un diario, che ripercorre i momenti più salienti della vita di Riccardo, ma rispetto al quale chiunque si può riconoscere: i primi segnali della propria “diversità”, gli amici, l’università, la famiglia, l’associazionismo. Quest’opera restituisce dignità alla Calabria, spesso nell’immaginario collettivo terra degli ultimi dove tutto sembra complesso o addirittura impossibile. Eppure oggi, Riccardo, da ragazzo è diventato uomo e penso che sia una persona soddisfatta per gli obiettivi che ha raggiunto; il titolo del libro lo rappresenta in maniera chiara. Tutti i passaggi salienti della propria crescita personale, però, non sono stati affidati al caso o ad un deus ex machina esterno che ne ha determinato gli esiti, ma insieme ad una fervente fede in Dio, Riccardo ha posto in essere azioni che hanno consentito di migliorare prima il proprio microcosmo e poi via via ha contaminato in un’ottica dell’inclusione plurale tutti i luoghi agiti in base ai ruoli che ha ricoperto. Tutto ciò emerge chiaramente dal libro che in ultima analisi rappresenta un accorato inno a non rinunciare e ha dato un’immagine della Calabria e della realtà LGBT locale, nella loro giusta dimensione.